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L'Area Protetta |
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- Gestore: Parco dell'Etna
- Sede: Via del Convento, 45 - Monastero di San Nicolò La Rena - 95030 Nicolosi (CT)
- Tel: 095/821111
- Fax: 095/914738
- E-mail: ufficiostampa@parcoetna.ct.it
- Superficie: 58.095 ha
- Province: Catania
- Istituzione: 1987
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Il Parco dell'Etna è stato il primo ad essere istituito in Sicilia nel marzo del 1987. Non èun caso. L'Etna infatti non è soltanto il vulcano attivo più alto d'Europa, ma una montagna dove sono presenti colate laviche recenti, in cui ancora non si è insediata alcuna forma di vita, e colate antichissime su cui sono presenti formazioni naturali di Pino laricio, Faggio e Betulla. |
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Per proteggere questo ambiente naturale unico e lo straordinario paesaggio circostante, marcato dalla presenza dell'uomo, il Parco dell'Etna, è stato diviso in quattro zone.
Nella zona "A", 19.000 ettari, quasi tutti di proprietà pubblica, non ci sono insediamenti umani. E' l'area dei grandi spazi incontaminati, regno dei grandi rapaci tra cui l'aquila reale.
La zona "B", 26.000 ettari, è formata in parte da piccoli appezzamenti agricoli privati ed è contrassegnata da splendidi esempi di antiche case contadine, frugali ricoveri per animali, palmenti, austere case padronali, segno di una antica presenza umana che continua tutt'ora. Oltre alle zone di Parco A e B, c'è un'area di pre-parco nelle zone "C" e "D": 14.000 ettari, per consentire anche eventuali insediamenti turistici sempre nel rispetto della salvaguardia del paesaggio e della natura. |
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La Geologia
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Nella zona ionica della Sicilia, l'immenso golfo che si estendeva tra i Peloritani e gli Iblei venne colmato dalle prime eruzioni submarine che diedero vita all'Etna ed, in parte, dai depositi alluvionali che il Simeto accumulava, fino a costituire l'attuale Piana di Catania.
In questo golfo, circa mezzo milione di anni fa, sono avvenute le prime manifestazioni eruttive di cui si conserva testimonianza nella zona di Aci Castello, Aci Trezza e Ficarazzi. L'Etna con il suo confine litologico di 250 Km, una superficie di circa 1260 kmq, è il più grande vulcano d'Europa; la sua altezza, in corrispondenza dei crateri sommitali, raggiunge la quota di circa 3.350 m, ma tale altezza è quanto mai variabile nel tempo in quanto l'attività esplosiva non è sempre di tipo "costruttivo", ma talvolta può essere anche "distruttiva" con crolli e cedimenti delle pareti del recinto craterico. |
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Il vulcano presenta, verso oriente, la profonda depressione costituita dalla Valle del Bove: una grande incisione di circa 7 km per 5 km, con pareti alte sono a 1.000 metri che pare abbia tratto origine dal collasso di parti di antichi edifici vulcanici a causa di manifestazioni esplosive. La maggior parte delle colate etnee è costituita da blocchi e frammenti scoriacei con superfici aspre e tormentate (lave aa); in altri casi, più rari, le lave mostrano superfici più regolari spesso arricciate a formare ammassi di corde avvolte e lastroni (lave phaoehoe). In quest'ultimo tipo di colate si sviluppano frequentemente dei sistemi di deflusso lavico racchiusi entro un involucro di lava raffreddata e consolidata, che, nel periodo finale dell'attività delle bocche è estremamente variabile: si va da poche ore fino a diversi mesi e persino ad anni; la lunghezza, la portata e l'ampiezza delle colate dipende essenzialmente dalla durata e dalla portata dell'eruzione, ma anche da altri fattori legati alla morfologia del suolo su cui esse scorrono. |
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La Fauna
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Circa un secolo e mezzo fa il Galvagni, descrivendo la fauna del'Etna, raccontava della presenza di animali ormai scomparsi e divenuti per noi mitici: lupi, cinghiali, daini e caprioli. Ma l'apertura di nuove strade rotabili, il disboscamento selvaggio e l'esercizio della caccia hanno portato all'estinzione di questi grandi mammiferi e continuano a minacciare la vita delle altre specie. Nonostante ciò sul vulcano vivono ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la Martora, il coniglio, la lepre e, fra gli animali più piccoli, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topi e pipistrelli. |
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Moltissimi sono gli uccelli ed in particolare i rapaci che testimoniano dell'esistenza di ampi spazi incontaminati: tra i rapaci diurni troviamo lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino e l'aquila reale; tra i notturni il barbagianni, l'assiolo, le allocco, il gufo comune. Aironi, anatre ed altri uccelli acquatici si possono osservare nel lago Gurrida, unica distesa d'acqua dell'area montana etnea. Nelle zone boscose è possibile intravedere la ghiandaia, il colombo selvatico e la coturnice che si mischiano ad una miriade di uccelli canori quali le silvie, le cince, il cuculo e tanti altri, mentre sulle distese laviche alle quote più alte il culbianco vi sorprenderà con i suoi voli rapidi ed irregolari. Tra le diverse specie di serpenti, che con il ramarro e la lucertola popolano il sottobosco, l'unica pericolosa è la vipera la cui presenza, negli ultimi anni, è aumentata a causa della distruzione dei suoi predatori. Infine, ma non per questo meno importante, vi è il fantastico, multiforme universo degli insetti e degli altri artropodi: farfalle, grilli, cavallette, cicale, api, gagni ecc. con il loro fondamentale e insostituibile ruolo negli equilibri ecologici. |
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La Vegetazione
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L'universo vegetale dell'Etna si presenta caratterizzato da un insieme di fattori tra i quali ha un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco, estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini mutamenti; ciòdipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del substrato ad opera delle colate laviche che si succedono nel tempo, nonchèdal variare delle temperature e delle precipitazioni in relazione all'altitudine ed all'esposizione dei versanti. Partendo dai piani altitudinali piùbassi, dove un tempo erano le foreste di leccio, ecco i vigneti, i noccioleti ed ancora i boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i 2.000 metri troviamo il Faggio che, in Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla che è considerata dalla maggior parte degli autori un'entità endemica. |
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Oltre la vegetazione boschiva il paesaggio si modifica ed è caratterizzato da formazioni pulviniformi di spino santo (astragalo) che offrono riparo ad altre piante della montagna etnea quali il senecio, la viola e il cerastio. Al di sopra del limite dell'astragalo, tra i 2.450 ed i 3.000 metri solo pochissimi elementi riescono a sopravvivere alle condizioni ambientali dell'alta montagna etnea. Al di sopra di queste quote e sino alla sommità si stende il deserto vulcanico dove nessuna forma vegetale riesce a mantenersi in vita. |
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